Il tuo carrello è attualmente vuoto!
“Vuoi ____?”
È sera, sono in una piazza di Bologna, si avvicina un ragazzo dalla pelle olivastra e mi chiede “Bira, vuoi bira?”. Mi giro verso Mattia e mi dice che è un venditore ambulante di birre. Rimango sbalordito. “Tutto bene?” Mattia si accorge del mio straniamento e mi spiega che è normale, a Bologna tutti comprano le birre da loro, sono economiche, fresche e sono loro a cercare te, e non il contrario. Sono sbalordito: un commercio illegale di birre? Mi sembra una pratica ingenua. Subito mi torna alla mente la mia estate a Berlino, quando durante il giorno scrivevo articoli in una redazione giornalistica e la sera mi perdevo tra corpi sudati nei club. Anche lì ci sono mercati illegali. Ma non di birre. Ecstasy. LSD. Coca. Quello che ti serve per sballarti. In particolare, mi torna alla mente la mia unica volta al Berghain. È una domenica mattina, sono all’ingresso del club techno più noto in Europa insieme ad Eugenia, vestiti di nero e in un modo che mai avrei immaginato di impersonare, davanti a noi i buttafuori. Non ci fanno problemi e ci marchiano sul polso Fagot. Usciamo subito, troviamo una caffetteria vicina dove fare colazione e fantastichiamo sulla nostra serata. Entriamo per le 2 del mattino, è tutto buio, i soffitti sono altissimi e la musica li riempie tutti. Il dj non si vede. Rimango affascinato dalla macchina di corpi che balla. Soprattutto maschi, soprattutto nudi, o quasi. Guardo Eugenia, ci sorridiamo e ci buttiamo in mezzo a loro. Sento qualcuno che mi tocca la schiena nuda, penso per sbaglio, poi mi volto e un ragazzo mi sorride. Mi si avvicina, fino a stringermi, balliamo un po’, ci allontaniamo un po’, apre la mano e all’interno vedo una pastiglia. Ecstasy. “Do you want to try?” Ne prendo metà e tutto è bellissimo. Ci togliamo i jeans e ci completiamo. Veniamo lì, davanti a tutti. Gli lascio il mio numero e cerco Eugenia. Rivedo Francois tutta la settimana, è di Parigi ed è a Berlino a trovare un amico.
Desideravo da anni leggere Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Christiane F. Ci ho messo alcuni mesi, nel mezzo ho letto altre storie, ma ci sono tornato e sono arrivato all’ultima riga del libro. Ci sono arrivato svuotato. Mi ha fatto male perché è così reale. Il romanzo è autobiografico e racconta di Christiane, una ragazzina che vive a Berlino, che da piccolissima inizia a sperimentare le droghe per appartenere a un gruppo e approda presto all’Ecstasy, fino a bucarsi. Racconta dei rapporti complicati con la famiglia, dei club e di Deflet, il suo ragazzo che si prostituisce per pagare la droga a entrambi. Almeno all’inizio è il ragazzo a battere per Christiane, poi i soldi non bastano più e anche lei inizia a fare marchette. Si disintossica più volte ma ci finisce sempre dentro. Un po’ perché non conosce altro, un po’ per ovviare al vuoto che sente, un po’ per Deflet, per non allontanarsi da lui.
Christiane è una ragazzina ingenua che viene travolta dalle situazioni come da una grande onda. Si è trovata a Berlino in quegli anni, con uno smercio enorme di droghe senza ancora sapere (con sicurezza) gli effetti e con la sicurezza di poter controllare tutto, di poter smettere appena l’avesse desiderato. Per questo, avrei potuto essere io, ma anche tu. E parzialmente lo siamo entrambi. Lei si è buttata nelle droghe per far parte di qualcosa, che poi si è rivelata troppo grande per lei e l’ha incastrata. E non ha più avuto le forze per scappare, per smettere. A Berlino la droga la vendevano ovunque. E le cose non sono cambiate oggi. Però, adesso, ci si può informare. Quella notte al Berghain è stata la mia unica volta, ma sono stato fermato tantissime volte fuori dai club da gente che voleva vendermi qualsiasi cosa. Cose che io non conoscevo nemmeno. Sono loro a venire da te, come i venditori ambulanti di birre a Bologna.
Probabilmente hai sperimentato qualcosa di simile. Una droga di cui non riuscivi più a farne a meno. Le storie d’amore tossiche, i videogame, le slot machine, le app di incontro … creano dipendenza e l’illusione di un rifugio. Ci fanno sentire appagati, vinciamo, piacciamo ma è un sentimento finto. L’ultima sigaretta di Zeno, per esempio. Sono tante le cose che ci feriscono ma a cui non riusciamo a rinunciare, a prendere le distanze. Perchè quando capiamo che ci fa male è sempre troppo tardi. E poi le responsabilità. Christiane è giovane, nessuno la considera davvero e pensa che le sue scelte non influiranno su niente, quindi si sente libera di fare quello che vuole, che è una cosa bella ma pericolosa. Al futuro ci penserà qualcun altro. Noi giovani pensiamo davvero di poter fare qualsiasi cosa, chissene frega delle conseguenze, delle responsabilità. Le scelte che fa Christiane, che faccio io, che fai tu, ci delineano. Nel suo caso anche il corpo ne risente e si riduce a un fantasma, ma non sempre è così visibile. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è il romanzo di formazione che avrei voluto trovare tra i libri consigliati a scuola, accanto al Giovane Holden e al Giardino segreto. Ti apre gli occhi su una realtà che ci circonda e che gli adulti a volte cercano di nasconderci, per proteggerci. E se non ti piace leggere, c’è anche il film.
– Abram Tomasi
Rispondi