‘Porno’ per chi?

grafica 3D di un corpo umano rimodellato, futurista. artista contemporaneo e nuovo.

Per tutti quelli che non hanno passato i lockdown, passati o imminenti, con i propri partner c’è una parola che può descrivere una parte di quel periodo: astinenza. 

Così tanta astinenza da far pena e compassione a una delle più conosciute piattaforme di materiale pornografico, PornHub, al punto da regalarci un mese gratis di contenuti Premium. Chi poi sia riuscito ad usufruirne in pace senza problemi di privacy non virtuale è un altro discorso, un discorso su cui però vale la pena riflettere, soprattutto per non pensare ad altro in questi periodi di solitudine. 

Il sesso, o almeno l’idea e l’allusione di esso, è ovunque. Vivendo in una società con una cultura ipersessualizzata, che cosa potevamo aspettarci? Musica, giornali, riviste, pubblicità, foto, arte, letteratura e moda sono solo alcuni ambiti che vengono in mente pensando al tema. Il sesso vende, è una delle strategie di marketing più ovvie (basta pensare alle pubblicità automobilistiche), ma a livello mediatico questo si traduce in un vero bombardamento di contenuti visibili a tutti noi, grandi e piccoli che siano, con più o meno restrizioni, e sarebbe naïve pensare che questo non influisca sulla nostra idea di intimità, oltre che a quello di desiderio sessuale e sensualità. Le rappresentazioni erotiche non sono una cosa nuova, sono vecchie quanto il Paleolitico. Per i romanzi e libri erotici storicamente si parte dal I-XI secolo, mentre i film erotici iniziano la loro produzione quasi subito dopo l’invenzione del cinema. Da qui in poi iniziano gli effetti degli steroidi, o per meglio dire del Viagra, del mercato di massa e delle nuove tecnologie: la pornografia.

Sessuale e sensuale, per quanto simili e facilmente confondibili tra loro, hanno significati ben diversi. Si tende a credere che uno includa l’altro, ma parlare di “piacere dei sensi” e parlare di ciò “che riguarda il sesso come organo dell’accoppiamento e della riproduzione” è ben diverso considerando fattori come l’orgasm gap (fenomeno sociale che si riferisce alla disparità generale tra uomini e donne eterosessuali in termini di frequenza diseguale nel raggiungimento dell’orgasmo durante gli incontri sessuali: uomini eterosessuali raggiungono l’orgasmo il 95%  delle volte, uomini gay l’89%, uomini bisessuali l’88%, mentre donne lesbiche l’86%, donne bisessuali il 66% e donne eterosessuali il 65%, https://www.forbes.com/sites/alicebroster/2020/07/31/what-is-the-orgasm-gap/?sh=1ee3dc4c60f8). Un altro tema comunemente lanciato nella conversazione e usato impropriamente è ‘erotico’, spesso confuso per pornografico, quando invece il primo si concentra sul sentimento emotivo, mentre il secondo sulla sessualità dell’atto in sé nella sua crudezza. Notiamo dei parallelismi?  Se le nostre idee riguardo queste parole sono tanto confuse e mescolate, è colpa dell’insegnante. Chi è? Più che ad una persona, è più appropriato pensare ad un gruppo ampio, che compone un fitto sistema che si basa più su taboo, idee del piacere ancora molto distorte e problemi con le donne; la potete trovare sui browser in incognito e non nelle aule scolastiche. L’industria pornografica, nel bene e nel male, è diventata una delle nostre prime insegnati in assenza di quelle vere, perché quando nessuno vuole parlare o rispondere alle domande che ci si inizia a fare in adolescenza, nell’era digitale si chiede a Google e a Pornhub. Ma non sempre le risposte sono giuste. 

L’industria pornografica è un settore dell’intrattenimento, creato e posseduto da e per uomini  che si concentra su vendite e profitti, non su una corretta educazione e rappresentazione. I primi segni si iniziavano a vedere già una decina di anni fa con la creazione e catalogazione appositamente dedicata ad un pubblico femminile, mandando un chiaro messaggio: a uomini e donne non piacciono le stesse cose. Ma allora sorge spontaneo chiedersi: come saranno i rapporti eterosessuali, se le visioni e gli interessi sono così diversi? Per chi è il sesso e il piacere nei rapporti eterosessuali? Dati che supportano questa mancanza di educazione e corretta interazione tra i due sessi è l’orgasm gap, presente unicamente nelle coppie eterosessuali, dove gli uomini raggiungono l’orgasmo il 20% in più rispetto alle loro partner. Mentre le coppie gay si interrogano dall’alto del loro pari 80% condiviso: “are straight people okay?”. La mia risposta: dipende a chi chiedi. Il settore le sta provando tutte. Non ci è voluto molto tempo perché le utilizzatrici si rendessero conto che la cartella “female friendly” avesse cercato di mirare al loro interesse, riuscendo comunque a mancarlo in pieno. Nessuna percentuale di nuove inquadrature, strana musica sensuale e recitazione potrà compensare il semplice bisogno di vedere partecipanti femminili divertirsi piuttosto che essere semplicemente ricettacoli e oggetti sessuali anziché persone. Certe cose non si possono fingere, soprattutto con chi di fingere se ne intende. Allora sono nate alternative come siti tipo Bellesa, la quale si definisce una piattaforma al femminile, fatta non per le donne ma da donne, e The Crash Pad, il cui target sono donne queer e che offre rappresentazioni di etnie, generi e abilità varie. 

Il visivo non è tutto: soprattutto nel periodo a partire da marzo, sempre più persone hanno riscoperto il significato e la differenza di “erotico” attraverso piattaforme come Dipsea (la quale ha registrato un aumento dell’84% di abbonati dall’inizio delle misure di quarantena), Orgasm Library e Literotica, che offrono un approccio al piacere più intimo, attraverso l’udito e la lettura di storie erotiche, dove l’immaginazione del lettore e la personalizzazione di essa sono le basi e, come spiega la psicoterapeuta relazionale Kate Moyle a Repeller, l’assenza di immagini aiuta a personalizzare ciò a cui pensiamo, senza essere influenzati da immagini (ed idee) esterne. Se continuassimo su questa linea d’onda, avremo una visione meno posata del sesso se le uniche immagini sono quelle che si basano sulla nostra esperienza e ricordi di essi? Il collegamento tra quest’ultima e il piacere, più che ad un atto, sarà più ovvio e immediato per tutte le parti coinvolte? 

Mezzi di comunicazione differenti portano a risultati diversi, ciò non significa necessariamente che uno sia meglio di un altro, ma che stimolano e influenzano aspetti diversi di chi li utilizza. Ciò che vediamo, suggerisce che siamo arrivati a vedere anche troppo, al punto che forse basta quello. Potremmo dire che la nostra società è ipersessualizzata, ma allo stesso tempo non abbastanza per le cose che contano. Perché vediamo e parliamo di porno ma non di erotico, vediamo simulazioni sotto riflettori ma non ne parliamo nei sensi educativi e intimi che dovemmo e, visti gli studi degli ultimi anni, non lo facciamo neanche più come una volta. Come se potendo informarci su tutto con un click non chiedessimo più nulla, pensando di sapere già tutto. Ma non vediamo altro che immagini bidimensionali in movimento, dietro alle quali c’è sempre un autore non imparziale, che mostra ciò che vuole. Più che “guardando si impara”, quando si tratta di rapporti, soprattutto di quelli intimi, dovrebbe diventare “ascoltando si impara”, senza cuffie o telefono ma con curiosità, domande e interesse per la persona (o persone) davanti a noi.

-Chiara Migliari

FONTI

https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_rappresentazione_erotica

https://www.unpublishedzine.com/love-relationships-1/5-women-friendly-pornography-sites-that-are-not-pornhub

https://www.nytimes.com/2020/12/04/opinion/sunday/pornhub-rape-trafficking.html.

https://www.vice.com/en/article/nnemp8/do-women-actually-watch-female-friendly-porn

https://www.forbes.com/sites/frankicookney/2020/05/27/more-people-are-listening-to-audio-porn-in-quarantine-heres-why/?sh=62b837313688

Risposte

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