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Quanto è fragile il nostro io?
Esistono diverse teorie riguardo al concetto di identità, purtroppo molte delle quali influenzate dalla cultura occidentale degli ultimi secoli. In questo articolo, ci si riferirà all’identità come qualcosa che ognuno di noi, nel corso della propria vita costruisce e adatta a seconda delle esperienze che vive e delle persone con cui viene in contatto. Un concetto che vede quindi l’identità come flessibile, adattabile e fluida. Oltre a ciò, qui l’identità non è intesa come unica ma, al contrario, molteplice. In ogni individuo coesistono più identità, o meglio, ogni individuo, ogni persona, ogni singolo ha la possibilità di adottare, far proprie, più identità.
Affermare che in un individuo coesistono più identità potrebbe sembrare una contraddizione: analizzando infatti il concetto dal punto di vista filosofico e matematico notiamo come un’identità non sia altro se non “il medesimo oggetto”. Se l’insieme A è identico all’insieme B allora l’insieme B è l’insieme A. Ovvero: se io sono la mia identità allora la mia identità sono io. Il verbo essere al presente è tutt’altro che casuale in questi casi; infatti, in ogni istante in cui io sono, la mia identità è me. Avendo trasportato il concetto filosofico/matematico sul concetto sociale, si può notare come l’identità sia fluida in quanto l’Io è fluido. Non ci è difficile infatti comprendere come l’Io essendo calato in un contesto “spazio-temporale” muta senza soluzione di continuità. Il discorso si complica in quanto non vi è più alcuna distinzione tra i significati di Io e di Identità e diviene quindi tautologico parlarne in questi termini. Si può però pescare un altro asso dal mazzo dei concetti: la personalità.
Come dimenticare il personaggio protagonista di Split, il thriller diretto da M. N. Shyamalan uscito nel 2016. Naturalmente le sue 24 personalità, così nettamente distinte tra loro, sono un caso clinico, e non è di questo che tratteremo, ma ci è utile per comprendere che se anche invisibili e legate consecutivamente una con l’altra, ogni persona si adagia in una personalità a seconda della situazione che vive. “Adagiarsi” si potrebbe anche parafrasare come “interpretare” ed è qui che si trova la grande distinzione fra Io/Identità e Personalità. La personalità non descrive, infatti, il soggetto nella sua interezza, ma è come una piccola scatola all’interno dello scatolone dell’Io, o in termini matematici, un insieme contenuto in un altro insieme. Se parlassimo in termini filosofici potremmo azzardare una distinzione tra identità, come noumeno, e personalità, come fenomeno: è ciò che mostriamo in un determinato spazio-tempo non ciò che siamo “nell’infinito” tempo della nostra vita.
Costruire una cosiddetta identità digitale è più facile e immediato rispetto alla ricerca di un’identità nella vita quotidiana, ma allo stesso tempo ha anche molte problematiche. Il primo ostacolo che si incontra è che inevitabilmente un’identità digitale sarà sempre più fragile rispetto ad una non digitale, seppure sia molto facile convincersi del contrario. Questo perché, se è vero che un’identità “analogica” può diventare un’identità digitale senza alcun problema, non vale affatto il processo contrario. Considerando ciò che si è detto prima, notiamo che la coesistenza di un’identità digitale e un’identità analogica è caratterizzata da un problema fondamentale. L’identità digitale, infatti, è paragonabile ad un insieme di fermo immagine dell’identità analogica, ma non essendo l’identità analogica né unica, né molteplice e distinta, si otterrà sempre come risultato un’identità digitale impoverita, frammentata e sconnessa. L’individuo non si sentirà mai pienamente soddisfatto dall’immagine di sé proiettata dagli ambienti digitali, in quanto non riuscirà a riconoscere se stesso in quel vano tentativo di digitalizzarsi.
Così come attori su un palcoscenico, ognuno di noi si cimenta nella sperimentazione di più personaggi digitali possibili, che siano per diventare famosi, per farsi accettare dagli altri o per esprimere idee rivoluzionarie nel tentativo di scovare qualcuno che la pensi come noi o che ci dia ragione. Sorge quindi un dubbio spontaneo: queste identità digitali, sono parte dell’individuo oppure no? In un certo senso si è già risposto a questa domanda, peccato solo che si siano date due risposte contrastanti. Da un lato, si è detto che sono fotogrammi dell’identità analogica dell’individuo, dall’altro si è detto che sono vere e proprie personalità da interpretare create ad hoc. Fortunatamente una risposta non esclude l’altra. L’identità digitale è, infatti, la rappresentazione statica di una o più, ma mai della totalità delle personalità che compongono l’Io e quindi l’Identità fluida dell’individuo.
Guardiamoci bene però dall’idealizzare l’Identità come un sistema perfetto, e non è nemmeno mia intenzione proporne uno. Questo dialogo silenzioso tra il mondo esterno, noi e le nostre ombre digitali è assai più complesso, soprattutto per la fragilità dell’identità stessa. L’Io, in continua evoluzione, è influenzabile e influenzato da eventi casuali, da altre personalità, dalle nostre personalità e non reagisce secondo uno schema a noi noto. È importante comprendere come le identità digitali siano un tassello importantissimo ma fragilissimo della nostra vita quotidiana, imparare a convivere e a relazionarsi con esse.
-Mattia Quinto
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